The thesis I want to demonstrate is the need to adopt another system of understanding time, timing, which is closer to the needs of the terminally ill than the time adopted up to now. If by time we mean the scanning and measurement of time in hours, minutes, seconds, fractions of a second, but also the duration of a work shift, the time required for administering a drug, the time established to set up continuous infusion pumps of hydration and artificial nutrition, etc… timing is instead the suspension of time, because time does not exist in palliative care. I define timing as an extension of time, that is, a time-ing that is the entire time, without scanning, without past, present or future, but precisely because it is a whole that refers to nothing, to no time, to the absence of time. Timing is a time proper to the patient of palliative care, we socio-health operators or care-givers cannot establish external times that do not respect the needs of the person himself. The terminally ill Heideggerian finds himself in an authentic position of his existence, that is, death. In this authenticity, no space-time system built up until now by the sciences can make up for the emotional and experiential expansion that the patient is experiencing. Every moment can mean an entire life for him if in that instant the person is conscious, I remember here the often unconscious condition of the terminally ill person sedated due to the chronic pain he is forced to undergo.

La tesi che voglio dimostrare è la necessità di adottare un altro sistema di comprensione del tempo, il timing, che sia più vicino alle necessità dei malati terminali rispetto al time adottato fino ad oggi. Se per time intendiamo la scansione e la misurazione del tempo in ore, minuti, secondi, frazioni di secondo, ma anche la durata di un turno lavorativo, il tempo necessario per la somministrazione di un farmaco, quello stabilito per impostare le pompe ad infusione continua di idratazione e nutrizione artificiale, etc… il timing è invece la sospensione del tempo, perché il tempo nelle cure palliative non esiste. Definisco timing come prolungamento del time, cioè un time-ing che sia l'intero tempo, senza scansione, senza passato, presente o futuro, ma proprio perché è un tutto rimanda al niente, al non tempo, all'assenza di tempo. Il timing è un tempo proprio al paziente delle cure palliative, noi operatori socio sanitari o care-giver non possiamo stabilire dei tempi esterni che non rispettano le esigenze della persona stessa. Il malato terminale heideggerianamente si trova in una posizione autentica della sua esistenza, cioè la morte. In questa autenticità nessun sistema spazio temporale costruito finora dalle scienze può sopperire alla dilatazione emozionale ed esperienziale che sta vivendo il paziente. Ogni istante può significare per lui un'intera vita se in quell'istante la persona è cosciente, ricordo qui la condizione spesso incosciente del malato terminale sedato a causa del dolore cronico cui è costretto a sottostare.

La cura nel tempo "Tempus fugit" / Lucia Giuliani , 2016 Jun 20. 28. ciclo

La cura nel tempo "Tempus fugit"

2016-06-20

Abstract

The thesis I want to demonstrate is the need to adopt another system of understanding time, timing, which is closer to the needs of the terminally ill than the time adopted up to now. If by time we mean the scanning and measurement of time in hours, minutes, seconds, fractions of a second, but also the duration of a work shift, the time required for administering a drug, the time established to set up continuous infusion pumps of hydration and artificial nutrition, etc… timing is instead the suspension of time, because time does not exist in palliative care. I define timing as an extension of time, that is, a time-ing that is the entire time, without scanning, without past, present or future, but precisely because it is a whole that refers to nothing, to no time, to the absence of time. Timing is a time proper to the patient of palliative care, we socio-health operators or care-givers cannot establish external times that do not respect the needs of the person himself. The terminally ill Heideggerian finds himself in an authentic position of his existence, that is, death. In this authenticity, no space-time system built up until now by the sciences can make up for the emotional and experiential expansion that the patient is experiencing. Every moment can mean an entire life for him if in that instant the person is conscious, I remember here the often unconscious condition of the terminally ill person sedated due to the chronic pain he is forced to undergo.
20-giu-2016
La tesi che voglio dimostrare è la necessità di adottare un altro sistema di comprensione del tempo, il timing, che sia più vicino alle necessità dei malati terminali rispetto al time adottato fino ad oggi. Se per time intendiamo la scansione e la misurazione del tempo in ore, minuti, secondi, frazioni di secondo, ma anche la durata di un turno lavorativo, il tempo necessario per la somministrazione di un farmaco, quello stabilito per impostare le pompe ad infusione continua di idratazione e nutrizione artificiale, etc… il timing è invece la sospensione del tempo, perché il tempo nelle cure palliative non esiste. Definisco timing come prolungamento del time, cioè un time-ing che sia l'intero tempo, senza scansione, senza passato, presente o futuro, ma proprio perché è un tutto rimanda al niente, al non tempo, all'assenza di tempo. Il timing è un tempo proprio al paziente delle cure palliative, noi operatori socio sanitari o care-giver non possiamo stabilire dei tempi esterni che non rispettano le esigenze della persona stessa. Il malato terminale heideggerianamente si trova in una posizione autentica della sua esistenza, cioè la morte. In questa autenticità nessun sistema spazio temporale costruito finora dalle scienze può sopperire alla dilatazione emozionale ed esperienziale che sta vivendo il paziente. Ogni istante può significare per lui un'intera vita se in quell'istante la persona è cosciente, ricordo qui la condizione spesso incosciente del malato terminale sedato a causa del dolore cronico cui è costretto a sottostare.
tempo, cure palliative, percezione, cura
La cura nel tempo "Tempus fugit" / Lucia Giuliani , 2016 Jun 20. 28. ciclo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12610/68739
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